Saggi Storici sui Tarocchi di Andrea Vitali

Saggi dei Soci e Saggi Ospiti

Un Artista povero del Cinquecento

Un pittore divenuto decoratore di Tarocchi

 

Andrea Vitali, marzo 2007

 

 

La vita degli artisti è sempre stata soggetta alla tirannia della Fortuna. Molti i famosi e altrettanti i poco conosciuti, anche se a volte straordinari. Nella prima metà del Cinquecento visse Aurelio Busso (o Buso) uno dei molti a cui la Sorte non arrise, sebbene di notevole talento (non ostante la sua virtù) tanto da ricevere encomi dallo stesso Raffaello. Costretto all’indigenza, verso la fine della sua esistenza (morì probabilmente intorno agli anni ‘60 del Cinquecento), fu costretto per vivere a decorare tarocchi.

 



                                                                     Busso 1


Nato da una famiglia di pittori, frequentò l’Accademia di San Luca a Roma, allievo di Polidoro da Caravaggio e di Maturino da Firenze. Come affrescatore, si specializzò nell'esecuzione di fregi che decorava con piccole storie come troviamo nella canonica del Duomo di Crema. Durante i suoi spostamenti lungo la penisola affrescò palazzi a Genova, Venezia e Milano oltre che a Crema. La sua Fuga in Egitto nella Galleria Tadini di Lovere, lo pone tra i migliori decoratori dell'epoca.

 


                                                                    Busso 2

                                                                                              La fuga in Egitto
                                                                                                       Olio su tela


Ebbe anche diversi allievi, da Giovanni Battista Castello detto il Bergamasco (nipote del Civerchio), che condusse con sé a Genova dove lavorarono alla decorazione esterna di alcuni palazzi, a Giovanni Da Monte. Per il suo carattere particolare, di tipo bohemienne, non amministrando a dovere i compensi a lui elargiti per i lavori e per il fatto di non aver saputo crearsi consolidate amicizie, a un certo punto della sua vita iniziò a soffrire d’indigenza. Aurelio Busso morì in miseria dopo aver condotto una vita talmente sregolata da ridursi, per vivere, a decorare carte da tarocchi.

 

Nell’opera Maraviglie dell'Arte. Overo Le Vite de Gl' Illustri Pittori Veneti, e dello Stato. Ove sono raccolte le Opere Insigni, i Costumi, & i Ritratti Loro. Con la Narrazione delle Historie, delle Favole, e delle Moralità da quelli Dipinte, composta dal Cavaliere Carlo Ridolfi, viene riportata brevemente la vita del Buso.



   VITA DI AURELIO BUSO

  P I T T О R E

 

"Fu costui discepolo di Polidoro da Caravaggio e di Maturino, e servì loro in molte opere che fecero in Roma, onde riportò spesso ne suoi lavori i concetti loro, di Raffaello, e di Giulio Romano.

Gode la Città di Crema di quello Autore la pittura; à fresco nella Cappella della Trinità e sopra la torre del tormento nella parte, che riguarda la piazza, alcune gran figure á chiaro scuro, che hor mal si veggono, essendo corrose dal tempo.

Nel Palagio de' Signori Conti Antonio, e fratelli Benzoni Patritij Veneti, e riguardevoli per le molte loro nobilissime conditioni fece nel fregio d' una stanza molti corpi d'huomini, e di donne, fanciulli, festoni, & altri ornamenti, e nella sala del Signor Ranuccio Zorla hà dipinto in un soffitto gli Dei alla mensa, e lo aspetto del medesimo Palagio, á chiaro scuro.

La facciata della casa de' Signori Gambazzocchi con le Sabine rapite pure à chiaro scuro, fù opera di costui, e si trovano altre sue pitture appresso de' privati.

Nella Villa di Moschesano hà colorito anco á fresco il casino del Conte Ridolfo Vimercaro con historie, & varie fantasie. Morì l’infelice non ostante la sua virtù in misero stato datosi per vivere a dipingere carte da tarochi” 1.

 

Note

 

1. Maraviglie dell'Arte, cit. nel testo, In Venetia, Presso Gio: Battista Sgava, MDCXLVIII [1648], p. 406.


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