Saggi Storici sui Tarocchi di Andrea Vitali

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Lo scongiuro del Tarrocco

Un rituale magico nella Venezia del Cinquecento

 

Andrea Vitali, marzo 2011

 

 

Questo articolo vuole essere una prima indagine sui tarocchi utilizzati per rituali magici nella Venezia del Rinascimento. La tematica è stata da noi ulteriormente sviluppata in Tarocchi e Inquisitori a cui rimandiamo per completezza di informazione.
 
Nella Venezia del Cinquecento una delle pratiche magiche più blasfeme e pericolose per chi era accusato di praticarla (in caso di denuncia comprovata si incorreva nella condanna alla fustigazione e al bando) era rappresentata dallo scongiuro del tarrocco, detta anche martelo d’amor.


Il significato di Martello d’amore viene così spiegato dal Vocabolario della Crusca: "quasi che [un martello] batta e percuota il cuore". Un martellamento che mirava a far rinascere non solo l'amore, ma anche altre forme di sentimento, come l'amicizia, la stima o il semplice affetto, anche se l'amore venne considerato l'argomento principe. Nel commento che Lorenzo Lippi fece al suo Malmantile Racquistato il termine ‘ammartellato’ nell’ottava sotto riportata viene spiegato in questo modo: “Martello d' amore è qualsìvoglia affanno o angustia di cuore per la cosa amata: detto Martello, quali batta e percuota il cuore; donde poi venne la voce Batticuore1. 


Lorenzo Lippi


Il Malmantile Racquistato (Quinto Cantare - Stanza XIV) 


Io ho (dice un di lor) bell'è trovato
Un' invenzion, che ci verrà ben fatto,
Perchè il Duca Baldone è innamorato 
Della Geva di Corte, e ne va matto, 
Ma la furba lo tiene ammartellato,
E a due tavole dar vorrebbe a un tratto (1),
Tenendo il piè in due staffe, amando lui, 
E parimente il Duca di Montui (2) 2.

 

(1)  Dar’a due tavole un tratto = Far due negozi in uno stesso tempo. Espressione tratta dal gioco dello sbaraglino, dove con un tiro solo si danno due o tre tavole, o girelle. Si dice anche: fare un viaggio, e due servizi.

(2) Montui = Villaggio vicino a Firenze.

 

Si tratta di un’espressione assai usata in passato e che troviamo, ad esempio, nelle Annotazioni di Anton Maria Salvini sopra la Fiera di Michelangelo Buonarruoti il Giovane 3, nella traduzione delle Storie di Tacito compiuta da Bernardo Davanzati (1529-1606) 4, in una versione resa dal greco in italiano del Pollaio di Aristofane 5 e in Giovanni Della Casa, meglio conosciuto come Monsignor Della Casa o Monsignor Dellacasa (1503-1556), noto soprattutto come autore del manuale di belle maniere Galateo overo de’costumi (1551, ma pubblicato postumo nel 1558), il quale dedicò all’argomento addirittura uno dei suoi cinque capitoli giocosi in terza rima (in stile bernesco e spesso allusivamente osceni) dal titolo Il Martello 6 

 
Michelagnolo Buonarruoti il Giovane
Annotazioni alla Fiera di Anton Maria Salvini

V [verso]. 44. E di martello e di rabbia ha a crepare (Scena IV - Atto Quarto “Della Seconda Giornata”).
Martello
: Il battito della gelosia, i batticuori, i crepacuori, i quali dà la medesima a' cattivelli amanti. Onde ammartellato si dice uno tribolato dalla Gelosia.


C. Cornelio Tacito 
Il Quarto libro delle Storie tradotte da Bernardo Davanzati - XLIV

 
Versione originale di Tacito
Octavius Pontiam Postumiam stupro cognitam, & nuptias suas abnuentem, impotens amoris interfecerat

 
Traduzione del Davanzati
Ottavio [Sagitta] per aver ammazata per martello d'amore Ponzia Postumia, giaciutasi seco, e non volutolo per marito [venne mandato al confino dal Senato]  

 

Aristofane 7

Il Pollaio - Prologo

Questa o commedia o tragedia che siasi,
Poi che dell'una e dell'altra partecipa,
In meno di tre dì scrisse Aristofane
Per martello d' amor, per sfogo d' animo
Contro la cara a lui, ma infedel, Clizia,
Che scioccamente preferì di stringersi
In turpe nodo all'eunuco Nicomaco.
ecc.

 

Monsignor Della Casa
Capitolo del Martello - Incipit

 

Tutte le infermità d'uno spedale,
     Contandovi il francioso, e la moria, (1)
     Quanto il Martel d'Amor, non fanno male
Non è chi sappia dir quel, che si sia:
     Ma vienti voglia mille volte ognora
     Di disperarti, e di gittarti via.
Purchè ti guardi torto la Signora,
     Parti aver le budella in un canestro,
     ecc.

     
 (1) il francioso = la sifilide / la moria = la peste

 
L’uso delle carte per sortilegi è testimoniato nel Cinquecento e nel primo Seicento da diverse testimonianze: Pico della Mirandola in un Capitolo contro la divinazione (1506) incluse le immagini raffigurate in un gioco con le carte come una delle diverse forme di sortilegio e lo stesso a metà secolo scrisse il giurista spagnolo Martin de Azpilcueta, mentre Juan Perez de Montalvàn o Montalbàn (1632), indicò le carte come un metodo per realizzare sortilegi o predire il futuro 8.


Come si apprende dai processi contro persone accusate di stregherie et herbarie, l'invocazione al demonio per ottenere l'amore tramite il suo aiuto fu pratica abituale a Venezia, specialmente fra le meretrici di una certa età le quali, temendo di perdere o avendo già perso i loro amanti, ricorrevano al rituale del martelo per riconquistarli. Un certo Gabriele da Venezia venne accusato nel 1589 dalla Sacra Inquisizione 9 perché scoperto a insegnare tale rituale a una massera, cioè una serva, di nome Ariosa che voleva ritornare nelle grazie della sua datrice di lavoro dalla quale temeva di essere licenziata. In questo caso, anche se non si trattava di far risuscitare una passione amorosa, la funzione del martelo era comunque quella di percuotere il cuore della sua padrona affinché questa sentisse la necessità di muoversi nel senso voluto dalla servetta. Nella deposizione, Gabriele rivelò di avere appreso lo scongiuro da Emilia Catena che tre anni prima era stata processata e condannata per la stessa accusa. La Catena, pubblica meretrice, era amica di Francesca Bellocchio anch'essa processata nel 1589 per la stessa accusa. Chiamata a testimoniare, Ariosa confessò: “… et poi mi disse che io dovessi pigliar un pezzo di corda del campanello della Chiesa e comprar un cesendello con bozzolao, oglio, et un tarrocco ove fusse depinto il Diavolo e tutte queste cose a nome di mia Madonna sudetta, e che nel pigliar queste cose non dicessi altra parolla; et poi mi disse che dovessi accender deto cesendello inanti alla carta del tarrocco ove era l’imagine del Diavolo, qual doveo pore con li piedi in su et inginocchiarmi davanti detto tarrocco con le trecie per le spalle, (non m’aricordo se a genochii nudi), et stizzar, mentre stevo inginocchiata, detto cesendello, et così haverei ottenuto il mio intento”.


In pratica, la serva doveva accendere un lume davanti a una carta rovesciata del tarocco raffigurante il Demonio e lasciarlo ardere finché non fosse stato raggiunto il risultato. Alla donna era stato raccomandato di sciogliersi i capelli e di restare inginocchiata davanti a quella carta indirizzandole all’alba, a mezzogiorno e al tramonto preghiere di devozione e formule magiche. Ciò avrebbe indotto il Diavolo ad andare al cuore della sua datrice di lavoro dandole tanto martelo da costringerla a far ritornare la massera nelle sue grazie 10.


La posizione rovesciata della carta del Diavolo ("qual doveo pore con li piedi in su") trova in questo rituale una sua giustificazione: le pratiche stregoniche prevedevano spesso l’utilizzo di un crocefisso rovesciato a significare che ciò che era considerato il Bene in realtà era il Male. L’unico crocefisso rovesciato che detiene una valenza di Bene è quello posto nella sedia pontificia, a testimoniare la discendenza del Papa da San Pietro crocefisso a testa in giù. Nel rituale magico descritto, la carta rovesciata stava ad indicare invece che il Diavolo, considerato il Male per eccellenza, in realtà era il Bene, l’unico bene a cui poter ricorrere per ottenere quanto si desiderava. 

 
Note


1.
Su Lorenzo Lippi e sulla sua opera citata si veda Il Malmantile Racquistato.
2. Malmantile Racquistato. Poema di Perlone Zipoli con le Note di Puccio Lamoni, In Firenze, Nella Stamperia di S.A.S. alla Condotta, 1688, p. 408.

3. La Fiera, Commedia di Michelagnolo Buonarruoti il Giovane e la Tancia commedia rusticale del medesimo coll’annotazioni dell'abate Anton Maria Salvini gentiluomo fiorentino e Lettor delle Lettere Greche nello Studio Fiorentino, Firenze, 1726, p. 418. Su Michelangelo Buonarroti il Giovane si vedano I Tarocchi in Letteratura IIIIII e Del Minchione.
4. Opere di C. Cornelio Tacito tradotte in volgar fiorentino da Bernardo Davanzati, Tomo Secondo, Bassano 1790, p. 352
5. Il Pollaio, Commedia di Aristofane, con una sua Lettera a Clizia Scarionne (Tradotta dal greco) in “Il Nuovo Ricoglitore”Anno III, Parte Seconda, Milano, 1827, p. 494.
6.  Oltre a Il Martello (il martello d’amore, cioè l’innamoramento), gli altri Capitoli del Della Casa sono il Forno, il Bacio, il Nome suo e la Stizza.
7. Nel Proemio il traduttore scrive di aver trovato il manoscritto di quest'opera sulle coste del Mediterraneo e di averlo riferito ad Aristofane, attribuzione da noi ritenuta estremamente dubbia. 
8.  Una più che esauriente rassegna è stata compiuta da Ross Sinclair Caldwell nel saggio Origine della Cartomanzia in Andrea Vitali (a cura) “Il Castello dei Tarocchi”, Torino, Lo Scarabeo, 2010, pp. 163-176.
9. ASV, S. Ufizio, b 65, 29 ottobre 1589.
10. Questo processo inquisitorio venne descritto da Marisa Milani in Giornale storico della Letteratura Italiana, CLXII, 1985. Ulteriori informazioni sul rituale qui descritto a cura di Ross Sinclair Caldwell al sito inglese Tarot Forum. Link: http://www.tarotforum.net/showthread.php?t=90559&page=2


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