La Via del Sacro

I Simboli dei Tarocchi fra Oriente e Occidente

 
 
                                   
Gerardo Lonardoni
LA VIA DEL SACRO
I Simboli dei Tarocchi fra Oriente e Occidente

Presentazione di Franco Cardini
Introduzione di Andrea Vitali

Edizioni Martina, Bologna, 2008 (www.edizionimartina.com)
cm. 21 X 28 - pp. 142 (80 foto a colori - 23 in bianco/nero)
Copertina in brossura plastificata
ISBN 978-88-7572-069-8


I Tarocchi sono un gioco formato da 78 carte altamente simboliche, suddivise in 56 carte numerali dette "a semi italiani", ma di origine araba (coppe, danari, spade, bastoni) e 22 immagini chiamate Trionfi, ideate agli inizi del Quattrocento in Italia. Essi costituiscono un insieme simbolico unico nel loro genere in tutta la storia dell'Occidente, e sotto questo aspetto sono stati intensamente studiati a partire dalla fine del Settecento. Nei lunghi secoli trascorsi dalla loro apparizione fino a tale epoca, tuttavia, essi erano stati usati quasi esclusivamente a scopo ludico.


Gli aspetti tuttora ignoti della storia dei Tarocchi sono molti. All'epoca della loro prima apparizione essi erano chiamati col nome italiano di "Trionfi", ma agli inizi del Cinquecento, quando erano già conosciuti da almeno un secolo, apparve una nuova denominazione che soppiantò in brevissimo tempo quella precedente: "Tarocchi" o "Tarot", divenuta oggi di uso internazionale. Tale nuova denominazione si presentò ai contemporanei fin dal suo sorgere con un'etimologia e un significato del tutto sconosciuti, tanto che diverse opere cinquecentesche, citate nel testo, s'interrogarono vanamente al riguardo, giungendo a risultati del tutto contrastanti.


Benché le nostre conoscenze storiche abbiano compiuto grandi passi avanti in ogni direzione, ancora non sappiamo con certezza chi e perché ha creato questo enigmatico insieme di raffigurazioni allegoriche, in cui si alternano l'Angelo e il Diavolo, il Mago e l'Eremita, il Papa e la Papessa, l'Innamorato e la Morte. Ignoriamo altresì il motivo per cui questo insieme ha mutato il proprio nome da "Trionfi" a "Tarocchi", un secolo dopo la sua apparizione in Occidente; perché furono importanti membri di associazioni segrete a conferire ai Tarocchi una dignità sapienziale; e infine perché questo importante apparato simbolico è rimasto tanto a lungo misconosciuto.


Agli interrogativi di carattere storico se ne sovrappone un altro che li compendia tutti in sé: se i Tarocchi costituiscono una dottrina di carattere filosofico (nel senso più elevato della parola) celata sotto forma di antichi simboli, in che modo si può riscoprirne il significato più profondo, superando le interpretazioni di carattere morale o esoterico, a volte contraddittorie?


L'intera storia occidentale è percorsa dalla sottile e nascosta corrente del simbolismo, che affiora negli stili architettonici, nelle opere di letteratura, nelle arti figurative e in ogni altra espressione del pensiero umano. Gli esempi conosciuti sono numerosi, ma gli storici accademici non ne parlano volentieri, come se di un'opera contasse il significato esteriore che le attribuiscono, anziché quello più velato che le è proprio. Il Duomo di Orvieto, capolavoro del gotico italiano in Italia centrale, presenta un superbo rosone realizzato dal grande scultore Andrea di Cione, detto l'Orcagna.


Esso è costituito da un magnifico cerchio di pietra traforata, che riporta al centro la scultura della testa di Cristo ed è inscritto in un quadrato sui cui lati sono raffigurate teste di santi e profeti. Se sapremo resistere alla suggestione puramente estetica del capolavoro, noteremo che il Cristo è circondato da ventidue raggi mentre lungo i lati interni del quadrato s'allineano cinquantasei teste di santi e profeti. Perché ventidue e perché cinquantasei, che sono i numeri rispettivamente degli Arcani Maggiori e Minori dei tarocchi?


La risposta a questi interrogativi potrebbe trovarsi in alcune dottrine sapienziali sorte nel seno dello shivaismo e del buddhismo, sviluppatesi prima del Mille nella zona himalayana, da cui sono sorti nel Kashmir il corpus di 78 aforismi che va sotto la denominazione di Shivasutra, e in Tibet l'insieme simbolico e pittorico conosciuto come le 21 emanazioni di Tara Verde. Penetrate nelle terre islamiche, ove avrebbero trovato un ambiente adatto nelle confraternite sufiche (Tariqà), avrebbero conosciuto un'ulteriore rielaborazione e sarebbero infine giunte, seguendo il consueto percorso della "migrazione dei simboli", in Italia. Qui si sarebbero fuse nell'antica tradizione sapienziale occidentale, che si era già espressa nel meraviglioso simbolismo delle cattedrali, e nelle corti italiane del primo Rinascimento avrebbero trovato l'ambiente ideale per venire presentate all'Occidente, celate sotto il velo dell'iconografia.


L'opera La Via del Sacro. I Simboli dei Tarocchi fra Oriente e Occidente costituisce il primo esempio di sistematica comparazione dei Tarocchi con apparati simbolici orientali dalle caratteristiche analoghe, al fine di proporre e esaminare l'ipotesi di un'origine degli Arcani nella zona di confine tra Himalaya e Tibet, in cui fiorirono, prima del Mille, il culto di Shiva e quello di Tara.


Il volume si apre con un'ampia sezione dedicata alla storia dei Tarocchi, quindi si sofferma sul significato simbolico e iconografico delle singole carte e sulle analogie riscontrabili tra queste ultime e importanti apparati simbolici orientali, quali i 78 "Aforismi di Shiva" e le "21 emanazioni di Tara".


Viene delineato un percorso attraverso le ventidue immagini principali, volto a restituire ai Tarocchi il loro antico significato di rappresentazione della "Scala Mistica", cioè dell'ascesa dell'uomo verso le altezze dello spirito.


Il libro presenta inoltre un ricco apparato iconografico dedicato all'antico mazzo "Bernardine Suzanne" dei Tarocchi, alle 22 Tare e alla più importante raffigurazione religiosa e simbolica dell'India, cioè "Shiva Nataraja", il Signore della Danza.


Sono delineate le relazioni esistenti tra i Tarocchi e il più importante testo sapienziale dell'antica Cina, l'I-King, anch'esso strutturato secondo una precisa sequenza numerologica e attribuito dalla tradizione alla scuola di Confucio, il cui significato è stato lungamente indagato dal celebre psicanalista svizzero Carl Gustav Jung.

 

IL LIBRO


Presentazione

di Franco Cardini


Il prof. Franco Cardini ci introduce al tema della "migrazione dei simboli": nel dio indoiranico Varuna si riconosce l'Ouranos degli elleni, mentre gli Asura, demonizzati in India, rimasero a lungo dèi presso i germani, col nome di Asen. Simboli e merci viaggiarono insieme per millenni sulla "via della seta", con scambi ed influenze reciproche tra civiltà e culture.


Introduzione
di Andrea Vitali

L'autore dell'introduzione, storico dei Tarocchi di fama internazionale, delinea in modo sintetico ma completo le nostre attuali conoscenze sull'origine delle famose carte da gioco e da divinazione.


Premessa

Partendo dai dati storici sintetizzati nell'introduzione da Andrea Vitali, l'Autore introduce nuove ipotesi sulle origini dei Tarocchi, evidenziandone da un lato la continuità iconografica rispetto al simbolismo delle cattedrali, dall'altro le analogie esistenti fra il loro significato tradizionale e due importanti apparati simbolici orientali: gli Shivasutra e le 21 Emanazioni di Tara.

 

Cap. I - La vitalizzazione dei simboli
Il capitolo si sofferma sul significato e sull'impiego dei simboli come strumento d'indagine e contemplazione interiore.

 

Cap. II - Il Tarocco e le tradizioni orientali
Prima analisi in forma generale dell'ipotesi di derivazione dei Tarocchi dalle dottrine presenti nell'area himalayana prima del Mille d.C.: gli "Aforismi di Shiva" di Vasugupta, e il culto delle 21 emanazioni di Tara.

 

Cap. III - Gli aspetti numerologici del Tarocco
Il capitolo esamina alcuni evidenti rapporti tra la struttura numerica dei Tarocchi e ciò che si conosce dell'antica "scienza dei numeri".

 

Cap. IV - Il Tarocco e l'Yi King
Un breve ma fondamentale esame del metodo da applicare per uno studio comparato dei due più grandi sistemi divinatori d'Oriente e d'Occidente.

 

Cap. V - Gli Arcani della Trasformazione
Studio analitico dei ventidue arcani maggiori, dei corrispondenti "aforismi di Shiva" e delle corrispondenti Emanazioni di Tara. Il capitolo cerca di mettere in luce le profonde relazioni esistenti fra i rispettivi apparati simbolici.

 

Cap. VI - Gli Arcani Minori: il sentiero dell'Evoluzione
Il capitolo illustra anzitutto le differenze di livello esistenti fra il simbolismo negli arcani maggiori e in quelli minori; quindi esamina il significato dei numeri e dei semi raffigurati nelle carte. Si sofferma infine sull'iconografia e il simbolismo dei singoli arcani minori, raggruppati nei tradizionali elementi di Fuoco, Terra, Aria, Acqua.

 

Cap. VII - Visione di Shamballa
A completamento dell'opera, si esamina brevemente il significato storico della divinazione, e si descrive un metodo di consultazione dei Tarocchi a tale scopo.


Cap. VIII - Note sulla Divinazione


Cap. IX - Epilogo


Cap. X - Bibliografia essenziale